Dormire circa 7-8 ore al giorno fa bene alla salute psico-fisica di ogni persona: il sonno non rappresenta soltanto una pausa dalle attività quotidiane, ma deve essere considerato una componente essenziale per il proprio benessere fisico, mentale ed emotivo.
Migliorare il sonno, infatti, aiuta a mantenere in salute le funzionalità cerebrali: il cervello si depura ed elimina le tossine dal tessuto neurale e - soprattutto durante la fase REM - elabora informazioni, consolida i ricordi e migliora l’apprendimento. Dormire, inoltre, regola il metabolismo e aiuta a tenere alto il tono dell’umore.
Chi sperimenta problemi del sonno può quindi avvertire maggiore fatica durante la giornata e avere difficoltà di concentrazione; la privazione del sonno può essere correlata anche a sintomi di ansia o depressione e stanchezza.
In alcuni casi, i problemi del sonno si legano a disturbi psicosomatici come il bruxismo, ovvero quando si digrignano i denti in maniera involontaria contraendo i muscoli, o a una condizione medica come le apnee notturne, caratterizzate da interruzioni nella respirazione durante il sonno. Molte persone, invece, adottano comportamenti – come non avere una routine, assumere caffeina nelle ore serali, utilizzare dispositivi elettronici a letto – che rischiano di alterare i ritmi e portare a disturbi del sonno che possono sfociare anche nell’insonnia, di cui soffrono, secondo le ultime rilevazioni dell'Associazione Italiana Medicina del Sonno [1], circa 13,4 milioni di persone in Italia.
Nonostante quelli legati al sonno siano dunque problemi piuttosto diffusi, molte persone spesso sottovalutano i segnali e le possibili conseguenze su mente e corpo.
Proprio per approfondire il tema e indagare il modo in cui questi disturbi rischiano di influire sul benessere psicologico, l’Osservatorio Unobravo ha voluto analizzare i risultati relativi all'Insomnia Severity Index, test di screening gratuito e anonimo, e i dati di un sondaggio dedicato che ha coinvolto – sempre in modo anonimo – un campione della base utenti di Unobravo.
Insonnia e problemi del sonno: le difficoltà più frequenti
Dai risultati del test sull’insonnia Insomnia Severity Index, studiato per indagare la possibile presenza di disturbi del sonno e di insonnia e proposto gratuitamente da Unobravo, emerge che 7 persone su 10 sono insoddisfatte della qualità o della durata del proprio sonno (72,3%) e oltre la metà afferma di avere effettivamente notevoli difficoltà ad addormentarsi (58%).
In molti casi, i problemi non riguardano soltanto la fase dell’addormentamento. Un terzo delle persone che hanno condotto il test di screening di Unobravo mostra molte difficoltà anche a rimanere addormentato (32,5%). La percentuale sale al 54% considerando chi sul tema dichiara di avere un problema “molto grave”.
Inoltre, una persona su due (55%) afferma di non riuscire a dormire tutte le ore necessarie a causa di risvegli precoci al mattino accompagnati dalla difficoltà a riaddormentarsi, condizione che talvolta può essere correlata anche a problemi di ansia. Inoltre, preoccupazione e stress caratterizzano le notti di oltre due terzi delle persone (68,3%).
Tutto ciò può ripercuotersi pesantemente sulla vita quotidiana: il 62,4% dei partecipanti al test di screening disponibile su Unobravo lamenta una grave o molto grave riduzione dell'efficienza diurna, con effetti tangibili su concentrazione, memoria, umore e capacità di svolgere le normali attività lavorative e domestiche. Il 41,9% segnala invece che i problemi legati al sonno hanno peggiorato la qualità della vita.
Genitorialità, lavoro e smartphone interferiscono con il sonno
Che cosa interferisce con il sonno? Stress quotidiano, pensieri assillanti e routine disfunzionali: sono tanti i fattori che impediscono agli italiani di dormire sonni tranquilli, compromettendo il benessere psicofisico.
Tra i pensieri che disturbano spesso il sonno degli italiani ci sono, in particolare, quelli legati alla condizione di genitore e alla situazione lavorativa, mentre tra le abitudini spicca l’uso di dispositivi elettronici appena prima di coricarsi. I dati sui problemi del sonno riportati dall’Osservatorio Unobravo emergono in questo caso grazie al sondaggio di Unobravo, che ha coinvolto un campione della propria base utenti.
I problemi del sonno legati alla genitorialità
Secondo i dati di Unobravo, per il 79% dei genitori il sonno è influenzato proprio dalle responsabilità genitoriali. Questa percentuale sottolinea come la genitorialità influisca in maniera significativa sul mancato riposo e, in alcuni casi, arrivi a essere la causa principale delle difficoltà a dormire bene. Una situazione che sembra affliggere in proporzione più le donne degli uomini: l’impatto sul sonno è molto alto per oltre un terzo delle mamme intervistate (37,2%). La percentuale risulta decisamente inferiore per i papà (21,9%): uno su tre (33,8%) afferma che le responsabilità genitoriali non hanno alcuna influenza sul sonno, mentre nel caso delle madri questo dato scende al 17,3%.
Come il lavoro influenza il sonno
Il lavoro rappresenta un fattore di disturbo del sonno per oltre tre quarti degli italiani (76,9%): tra questi, quasi un terzo (28,4%) attribuisce alla sfera professionale un impatto significativo sul proprio rapporto con il riposo o la considera la ragione principale dei propri disturbi del sonno. Secondo l’Osservatorio di Unobravo, questa problematica si acuisce per chi lavora su turni, con il 43,1% che lamenta un'influenza considerevole del lavoro sul sonno e il 12,5% che lo identifica come la causa primaria dei suoi disturbi del sonno.
D’altro canto, anche chi ha orari flessibili o lavora come freelance non sembra essere completamente immune: rispettivamente il 24,8% e il 24,2% di queste categorie attribuiscono un ruolo significativo al lavoro quando si tratta di difficoltà a dormire bene.
I lavoratori e le lavoratrici part-time (meno di 40 ore settimanali) si dichiarano invece meno colpiti dalla problematica: quasi uno su tre (28,4%) risponde di non vedere una correlazione tra riposo e vita professionale.
A soffrire maggiormente di un sonno disturbato sono coloro che ricoprono ruoli dirigenziali (come CEO, CFO, CTO): il 32,55% parla di un’influenza significativa sul sonno e l’11,62% ritiene che la causa primaria sia da ricercarsi proprio all’interno della sfera professionale. Dai dati analizzati da Unobravo emerge che le donne in posizioni dirigenziali (40,9%) sono più colpite rispetto agli uomini (25%).
Connessi anche a letto: insonnia e problemi del sonno legati allo smartphone
Utilizzare dispositivi elettronici prima di coricarsi è altamente sconsigliato: la luce blu emessa dagli schermi, infatti, può inibire la produzione di melatonina, l’ormone del sonno, portando a uno stato di allerta e rendendo più difficile l’addormentamento.
Eppure, il 35% degli intervistati da Unobravo dichiara di utilizzare dispositivi elettronici (come cellulari, PC o tablet) immediatamente prima di andare a letto, tutti i giorni e per un tempo superiore ai 30 minuti. Guardando a chi ha tra i 30 e i 44 anni la percentuale sale al 37,3%, in linea con quanto si rileva nella fascia di età 45-60 anni (37%). Sono gli under 30 a essere leggermente meno inclini a questa abitudine, con una percentuale che scende sotto la media nazionale e si attesta al 33,6%.
Un quinto degli intervistati (20,4%) afferma invece di utilizzare smartphone, tablet, PC o altri device simili prima di dormire quasi ogni giorno per un lasso di tempo compreso tra i 15 e i 30 minuti. Solo il 2,2% si impegna invece a non utilizzare dispositivi elettronici prima di andare a letto.
Mancanza di sonno di qualità: le principali conseguenze
Un sonno di qualità è fondamentale per il benessere psicofisico: un riposo notturno continuamente compromesso può impattare sulla quotidianità, portando anche a pesanti conseguenze sulla salute.
In particolare, rivelano i dati analizzati da Unobravo, gli italiani intervistati citano quattro principali conseguenze del sonno disturbato. Spicca al primo posto la sensazione di stanchezza e spossatezza durante l’intera giornata (40,2%), che può influenzare negativamente la capacità di svolgere anche le normali attività quotidiane.
Nel 26,5% dei casi gli italiani sperimentano continui risvegli notturni, con difficoltà a riprendere sonno, nonché risvegli precoci al mattino: una situazione che peggiora ulteriormente la qualità del sonno e rischia di accentuare la stanchezza diurna.
In un caso su cinque (19,8%) la privazione del sonno causa un calo delle capacità cognitive, con aumento delle difficoltà di concentrazione, memoria e apprendimento, che hanno impatti negativi sul rendimento scolastico o lavorativo.
Tra le conseguenze della mancanza di un sonno di qualità, le persone indicano anche l’aumento dell’irritabilità e dell’impulsività (14,7%), che possono sfociare in comportamenti aggressivi, creare tensioni nelle relazioni interpersonali e ostacolare una comunicazione efficace.
Le regioni più colpite dai problemi del sonno
Più della metà degli italiani coinvolti nell’analisi di Unobravo (55,4%) dichiara di sperimentare almeno una delle quattro principali conseguenze di un sonno disturbato, ovvero stanchezza, risvegli precoci, calo dell'attenzione e irritabilità.
È al Centro e al Nord che si riscontrano, in proporzione, più casi. A livello locale alcune regioni risultano infatti maggiormente colpite. È il caso dell’Abruzzo, dove il 65,8% dei rispondenti accusa almeno uno degli effetti sopracitati, seguito da Emilia-Romagna (63,8%), Lombardia (61,2%), Liguria (58%) e Toscana (56,9%). In particolare, guardando a queste cinque regioni, emergono delle tendenze generali: Unobravo ha infatti notato che la maggior parte delle persone afflitte da questi problemi è donna (con percentuali che oscillano tra il 50,2% della Lombardia e l’84,2% della Liguria), mentre le fasce di età più interessate sono quelle tra i 30 e i 44 anni e sotto i 30.
Seguono poi Piemonte (55,2%), Trentino-Alto Adige (53,5%) e Friuli-Venezia Giulia (53,8%), che si attestano poco sotto la media nazionale. Le regioni del Sud, di contro, sembrano toccate in maniera diversa dal fenomeno, come dimostrano Basilicata (23,8%), Molise (37,5%) e Sicilia (37,7%) che registrano le percentuali più basse dello Stivale.
Sonno disturbato: i sintomi più evidenti nelle regioni
Scendendo ulteriormente nel dettaglio, Unobravo ha individuato i sintomi maggiormente percepiti nelle varie regioni a causa del sonno di scarsa qualità o dell’insonnia [2]
Le difficoltà cognitive legate alla mancanza di sonno, come la fatica di concentrazione a scuola o a lavoro, risultano ad esempio più diffuse in proporzione in Molise (66,8%), seguito da Calabria (41,9%) e Friuli-Venezia Giulia (40,4%); stanchezza e scarsa energia durante il giorno, invece, sono comuni invece specialmente in Veneto (79,4%), Calabria (77,4%) e Liguria (76,3%). Il sonno disturbato causa frequente irritabilità e comportamenti aggressivi soprattutto in Molise (50%), Liguria (34,2%) e Abruzzo (33,3%). Per quanto riguarda i risvegli notturni con difficoltà a riprendere sonno e i risvegli precoci, i dati mostrano che il Molise (66,7%) è ancora una volta la regione più colpita, seguita questa volta da Sardegna (58,7%) e Toscana (55,2%).
Prendersi cura del proprio riposo e del benessere mentale
Come sottolineano anche i dati dell’Osservatorio di Unobravo, dormire poco o male rischia di compromettere la propria salute sia mentale che fisica: ad esempio, l’insonnia può essere accompagnata da disturbi come la depressione o l’ansia, nonché da dolori alla schiena e dall'artrite. Se si soffre di insonnia o altri problemi del sonno persistenti, è dunque importante non sottovalutare i sintomi e scegliere di prendersi cura di sé a tutto tondo, in primis rivolgendosi a dei professionisti.
Sarà quindi importante rivolgersi a un medico per individuare eventuali patologie sottostanti mentre, nel caso in cui i problemi abbiano un’origine psicologica (pensieri negativi, ansie, paure o stress) è consigliato rivolgersi a uno psicologo esperto, con cui intraprendere un percorso atto a capire quali pensieri, emozioni o comportamenti potrebbero interferire con il sonno.