Si dice che “quando nasce un bambino, nasce una madre”. Secondo Dana Raphael il diventare mamma non coincide con l'evento della nascita, ma è un vero e proprio processo. Per questo motivo ha coniato il termine “matrescenza”:
“la matrescenza è Il tempo del divenire madre … Il parto non rende automaticamente madre una donna … Il tempo necessario per diventare una madre ha bisogno di essere studiato.”
Diventare una madre comporta quindi un naturale e profondo disequilibrio e riorganizzazione. Si tratta di una “crisi” che richiede un processo di ri-adattamento. Questo nuovo equilibrio è difficile da conquistare soprattutto se ci si confronta costantemente con gli ideali dichiarati della società, come se ci fosse un decalogo da seguire per essere una “buona madre”. Ci si sente inadeguate e si ha paura di fallire: aumenta così l’autocritica.
La parola chiave è quindi accettazione: accettare sia il cambiamento del proprio corpo che deve accogliere una nuova vita, ma accettare anche una nuova visione di sé. Da un “io”, quindi, si passa inevitabilmente ad un “noi”.
Rientro a lavoro e senso di colpa
Nei primi mesi la madre deve necessariamente mettere da parte la propria individualità per donare se stessa a suo figlio: la dipendenza diventa massima, soprattutto se il bambino è allattato al seno. Sappiamo che rispondere tempestivamente e in modo adeguato ai bisogni del bambino, preservando la propria identità differenziata, richiede tempo: il tempo necessario per coltivare nuove risorse interiori necessarie all’acquisizione del nuovo ruolo. Al contrario, sembra che la madre venga investita fin dall’inizio da un’unica grande missione: comprendere e soddisfare i bisogni di suo figlio a qualunque costo, anche a costo di sacrificare i propri di bisogni.
Con l’avvicinarsi del rientro a lavoro, può subentrare una sorta di ansia anticipatoria. Si fa vivo il fatidico senso di colpa: il pensiero di "essere sbagliata" diventa un vestito cucito addosso. Spesso la donna ritiene “di non essere mai abbastanza”. Continuo è il paragonarsi con uno standard di riferimento o con un ideale di "buona madre" rispetto al quale ci si sente sempre "manchevole in qualcosa".
6 consigli per le neomamme che rientrano a lavoro
Come conciliare maternità e lavoro senza essere schiacciate dal senso di colpa? Ecco i nostri consigli:
1) Non sacrificare la tua carriera
Madri serene e soddisfatte della propria vita crescono bambini felici. Una madre che prosegue la sua attività professionale e che si realizza anche al di fuori delle mura domestiche sarà sicuramente una madre più serena e risoluta agli occhi di suo figlio. Rinunciare al lavoro può causare frustrazione per aver sacrificato un ambito importante di realizzazione della propria esistenza. La rinuncia all’autonomia e all’indipendenza, con il passare degli anni, potrebbe inoltre causare rivendicazione nei confronti dei propri figli, chiamati a sanare dei vuoti che non gli appartengono.
2) Abbi fiducia nel tuo bambino: separarsi non vuol dire abbandonare!
I bambini hanno grandi capacità di adattamento e sono molto flessibili. Le prime separazioni possono essere l’occasione per insegnare al bambino a sperimentare la propria autonomia rispetto alla mamma. Se è presente un buon legame di attaccamento, il piccolo potrà scoprire il mondo che lo circonda durante l'assenza della madre. Quest'ultima, nel frattempo, dovrà fare i conti con emozioni contrastanti: sollievo per poter delegare l’accudimento e malessere per il distacco. Provare queste emozioni è perfettamente nella norma: accoglile e non giudicarle.
3) Cura la qualità, non la quantità
La qualità del tempo trascorso con il bambino è ciò che conta davvero nella relazione genitore/figlio. Una volta tornate da lavoro potreste dedicare del tempo esclusivo al vostro bambino: coccolatelo abbracciatelo fate in modo che in quel tempo ci sia il piacere di ritrovarsi e che sia motivo di gioia per entrambi. Create dei momenti speciali, solo vostri, con attività come il gioco.
4) Chiedi aiuto e delega dove possibile
Parola d’ordine: chiedere aiuto! Quando ci si trova in difficoltà nella gestione della casa, della spesa, dei pasti, chiedere aiuto a un familiare o a una persona esterna di fiducia può alleggerire il peso di dover per forza far quadrare i conti da sola. Prendetevi tutto il tempo per conoscere a chi affidare vostro figlio, valutando soluzioni come l'inserimento all’asilo nido o il contattare una baby-sitter. Più sarete serene nella scelta, più il rientro a lavoro sarà facile da gestire e più il bambino si sentirà al sicuro e vivrà il distacco con meno angoscia. Tornare a lavoro non significa rinunciare al ruolo materno, ma delegare temporalmente l’accudimento. Il questo modo il bambino percepirà che è come se la mamma ci fosse e che la sua assenza è solo temporanea.
5) Concediti del riposo
Abbandonate l’idea di essere Wonder Woman: non ci si può occupare di tutto ed avere il controllo su ogni situazione. Le energie non sono infinite. E soprattutto le mamme non sono infallibili e hanno quindi bisogno di riposare. Prendetevi una pausa, concedetevi un’attività piacevole, solo vostra, passate del tempo con le amiche, fate sport. Coltivate di nuovo la vostra soggettività!
6) Abbi fiducia in te stessa
Non esiste una madre perfetta: esisti solo tu, che agli occhi del tuo piccolo sei e sarai sempre la madre migliore del mondo! Nessuno meglio di te è in grado di valutare le scelte più giuste per la vostra famiglia. Quindi…abbi fiducia in te!