Dipendenze

La dipendenza da nicotina

La dipendenza da nicotina
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Giorgia Petrucci
Redazione
Psicoterapeuta ad orientamento Cognitivo-Comportamentale
Unobravo
Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica
Pubblicato il
7.2.2020
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Riconoscere la dipendenza da nicotina

Grazie alle conoscenze acquisite nel corso degli anni, si è compreso che dietro la dipendenza da tabacco c’è un meccanismo chimico legato alla nicotina. Questo coinvolge il cervello e spinge il fumatore ad assumere la sostanza.

In particolare, nella dipendenza si parla di craving per indicare un pensiero desiderante che si trasforma in bisogno irrefrenabile di consumare e avere ciò da cui si dipende. Per questo motivo si può arrivare a spendere importanti quantità di denaro, tempo ed energie per la sostanza. La sospensione netta della dipendenza e del consumo provoca la cosiddetta sindrome di astinenza, caratterizzata da sintomi quali:

  • insonnia
  • irritabilità
  • ansia
  • agitazione
  • alterazione dell’umore.


Perché si inizia a fumare?

Il consumo di sigarette è un comportamento appreso legato al contesto sociale di appartenenza, alle abitudini, all’ambiente familiare e culturale. In media, sono molti i giovani che iniziano a consumare tabacco sotto l’influenza esterna degli amici, come atto di ribellione o sperimentazione spontanea.

Diverse ricerche hanno rilevato che la prima sigaretta non provoca quasi mai un effetto piacevole, bensì sensazioni di nausea, tosse o vertigini. Allora perché, nonostante un primo approccio negativo, si diventa dei fumatori abituali?

Probabilmente perché si raggiunge la fase della tolleranza, fenomeno dovuto all’adattamento dell’organismo alla nicotina. I già citati fattori sociali, familiari e psicologici, contribuiscono a fissare l’idea che fumare sia importante e necessario.


Fattori di rischio

Sono diversi i fattori di rischio su cui si possono basare interventi di prevenzione al tabagismo, tra cui:

  • conflittualità familiari
  • presenza di familiari fumatori
  • basso livello socio-economico
  • basso livello culturale
  • insuccessi scolastici
  • contesti sociali difficili
  • disturbi dell’apprendimento non diagnosticati o non curati
  • scarse social e life skills.
cottonbro - Pexels

Fattori protettivi

I fattori di protezione dal rischio di dipendenza di nicotina comprendono:

  • buon livello di istruzione
  • buon livello culturale
  • contesti sociali positivi e inclusivi
  • famiglia accudente
  • pratica dello sport
  • maggior accesso a servizi, informazioni e risorse.


Perché si continua a fumare?

Numerose evidenze scientifiche sostengono che squilibri tra serotonina e dopamina possono portare alla dipendenza. Una volta fissata e presente, la dipendenza da uso di tabacco continua indipendentemente dalle cause che l’hanno provocata ed avviata. Ciò avviene perché la nicotina stimola il rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore responsabile di quell’effetto piacevole di gratificazione successivo all’assunzione di una sostanza.

L’incremento di nicotina determina quindi una sensazione di piacere, che rinforza e provoca un condizionamento, grazie a cui la persona ripeterà continuamente l’assunzione. Sono tanti gli stimoli ambientali e i comportamenti quotidiani che vengono associati al fumare, proprio perché la “ritualità” del gesto influenza enormemente la persona.


Tra gli effetti positivi, oltre alla sopracitata sensazione di piacere, si possono avere, anche effetti correlati alla compensazione dell’astinenza:

  • riduzione dell’ansia
  • aumento del tono dell’umore
  • migliori performance
  • incremento dell’attenzione.


La dipendenza fisica e psicologica

La dipendenza da nicotina causa difficoltà a non fumare o assumere la sostanza per diverse ore. Vari studi hanno indicato che il consumo è occasionale se si fumano fino a 5 pacchetti di sigarette l’anno: superate le 100 sigarette, si parla di dipendenza.

Il bisogno di nicotina è tendenzialmente più alto la mattina perché la notte ci si astiene. Oltre alla dipendenza fisica, la nicotina crea una dipendenza psicologica: si fuma per alleviare lo stress quotidiano, per ridurre l’ansia o l’agitazione, per calmarsi. Ciò che spinge a fumare può essere un modo per gratificarsi o tranquillizzarsi, poi sopraggiunge la dipendenza e la difficoltà a controllare i propri impulsi.

Artem Podrez - Pexels

Si può smettere di fumare?

Smettere di fumare è assolutamente possibile, ma è un processo complesso che richiede un supporto psicoterapeutico e, talvolta, farmacologico. Molte persone pensano di poter smettere di fumare da sole con un po’ di buona volontà, ma solo l’1-4% dei fumatori riesce a smettere in autonomia.
La maggior parte prova a smettere, ma non raggiunge l’astinenza perché non supera la fase intensa del craving. La psicoterapia cognitivo comportamentale lavora e si concentra sui fattori ambientali, sulle abitudini e su tutti quegli eventi interni ed esterni che condizionano le persone, supportando e motivando al raggiungimento dell’obiettivo.

Bibliografia
Questo è un contenuto divulgativo e non sostituisce la diagnosi di un professionista. Articolo revisionato dalla nostra redazione clinica

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