Il gioco è una cosa seria
Secondo lo storico e linguista olandese Joahn Huizinga il gioco è uno specifico bisogno sociale e un fenomeno non connesso a nessun interesse di tipo materiale; con esso si facilita l’espressione di emozioni e sentimenti: è tutt'altro che un semplice passatempo, bensì un’esperienza senza la quale l’uomo si sente mancante.
Il gioco è da considerarsi un elemento fondamentale dell’infanzia, attraverso cui il bambino può sviluppare e acquisire nuove abilità e competenze, misurarsi con i propri limiti, prendere coscienza e perfezionare alcune qualità come la creatività, l’imitazione e lo scambio di ruoli. In età adulta invece assume un ruolo compensatorio, creativo, di scarico delle tensioni e dell’aggressività e va ad irrompere nella routine quotidiana facendo prevalere la parte divertente e gratificante delle cose semplici.
Il gioco dunque non solo è un’attività naturale, ma è anche preziosa ed indispensabile per lo sviluppo socio-psicologico dell’uomo.
L’azzardo è un gioco?
I giochi possono essere distinti in quattro categorie con caratteristiche diverse, che possono intrecciarsi l’una con l’altra:
- giochi di competizione (agon): prevedono l’esistenza di un avversario con cui competere e sono influenzati dall'abilità dei partecipanti;
- giochi di travestimento (mimicry): si basano sulla simulazione, la fantasia, l’illusione, sono i giochi del “come se”;
- giochi di vertigine (ilinix): provocano stordimento, un’alterazione temporanea della percezione, con una sensazione di eccitamento e agitazione;
- giochi di rischio (alea): le abilità del giocatore non influenzano la vittoria o la sconfitta nel gioco. L’obiettivo è quello di vincere sulla sorte! Il giocatore è passivo, non sono richiesti sforzi né fisici né mentali.
Alcune tipologie di gioco, come ad esempio il poker, possiedono caratteristiche sia dell’alea sia dell’agon.
Che cos'è il gambling?
Tra i giochi di alea rientrano i giochi d’azzardo, nei quali:
- si scommette denaro o altri oggetti di valore;
- la posta, una volta messa in gioco, non può essere ritirata;
- il risultato del gioco dipende dal caso, cioè è impossibile prevedere il risultato del gioco.
Il giocatore d’azzardo
Lo psicoanalista americano Bergler afferma:
“nella nostra civiltà chiunque è potenzialmente un giocatore della varietà innocua o di quella pericolosa”
Secondo Bergler il vero gambler è colui che:
- corre continuamente rischi;
- a causa del gioco esclude ogni altro interesse;
- concentra i suoi pensieri esclusivamente sul gioco;
- si rivela un ottimista estremo e la sconfitta sembra non insegnargli nulla;
- anche quando vince non riesce a smettere perché è convinto che continuerà a vincere sempre di più "perché è il suo giorno fortunato”;
- anche se inizialmente riesce a mantenere la cautela, alla fine finisce per rischiare troppo;
- nel gioco sperimenta una tensione piacevole e penosa insieme.
Il gioco d’azzardo è sempre un problema?
È opportuno precisare che il rischio di incorrere in una dipendenza non è presente solo del gioco d'azzardo! Anche nei videogiochi, per esempio, sempre più numerosi sono i casi in cui, soprattutto per gli adolescenti (ma non solo), il gioco viene utilizzato come rifugio sicuro dalle incertezze del quotidiano, perdendo il suo valore di ludens e diventando in alcuni casi ossessione o dipendenza.
È necessario distinguere il gioco d’azzardo problematico dal passatempo che stimola lo sviluppo dell’intelligenza, della creatività e fa vivere l’emozione del rischio. In questo caso la persona, anche se cede ad immaginare di poter guadagnare tanto da trasformare la sua vita ed esaudire così i suoi desideri, intuisce il sottile confine tra svago ad accanimento e riesce a non oltrepassarlo.
Il Gambling, quindi, non è necessariamente patologia! Per la maggior parte delle persone il gioco d’azzardo rappresenta semplicemente uno svago come altri e resta un’attività sociale sana. Per una minoranza invece diventa un problema serio.
Dal sano piacere dell’azzardo alla patologia
Chi si avvicina al mondo dell’azzardo spesso non immagina le potenziali conseguenze cui va incontro, in quanto si tratta di un’attività socialmente accettata e regolamentata dallo Stato. Nonostante le campagne di sensibilizzazione offerte dai mass media, difficilmente ci si identifica in una categoria a rischio, pensando di essere perfettamente in grado di controllarsi e godersi gli elementi di piacere evitando quelli negativi. Per molti effettivamente è così!
Come in tutti i giochi si vince e si perde e possono quindi anche capitare delle vincite più corpose. L'euforia che ne deriva può essere tale da far diventare il gioco sempre più frequente fino a diventare un’abitudine. Ma la dimensione del piacere non è legata strettamente alla vincita e quindi al denaro. Se si ascoltano le persone che hanno questo problema si scopre che il piacere è nella giocata stessa e nel brivido del rischio, nell’attesa della sorte, nella sensazione di sospensione dalla realtà, nella speranza di rifarsi e sentirsi competente…
Non esiste dipendenza che non abbia in sé un nucleo di piacere e ognuno di questi elementi rispondono ad un bisogno, a un desiderio, a un’aspettativa che può essere soddisfatta (illusoriamente) solo in questo modo.
Il gioco d’azzardo problematico: una questione multifattoriale
Come abbiamo visto c’è il rischio che il diletto diventi un'abituale tana in cui rifugiarsi per stare bene. Ma come mai c’è chi arriva a sviluppare una dipendenza e chi no? Questo dipende da molti fattori, tra cui:
- risorse interne;
- risorse esterne;
- rete sociale;
- storia familiare;
- cultura di riferimento;
- credenze su di sé, sugli altri e sul mondo;
- prospettive future.
Tra le risorse interne, una delle principali, è la consapevolezza di avere un problema e il riuscire a chiedere aiuto.