In questa meravigliosa ma impegnativa professione di cura, ciò che facciamo va ben oltre le sedute di terapia: per questa ragione è fondamentale rivolgere la nostra attenzione non solo ai bisogni dei nostri pazienti, ma anche a quelli che risiedono profondamente in noi.
Concederci una pausa per prenderci cura di noi assume quindi un significato ancora più importante, anche se risulta difficile nel momento in cui siamo noi le figure che si prendono cura del benessere delle altre persone e possiamo sentire di “venire meno” al nostro compito.
Esploriamo insieme il paradosso della cura di sé e come possiamo abbracciarlo con gentilezza.
Il paradosso della cura di sé
Il paradosso della cura di sé è una realtà che tocca ogni terapeuta. Mentre siamo concentrati sull’accogliere e sostenere le persone e le loro storie, a volte possiamo dimenticarci delle nostre necessità, rischiando di andare incontro al burnout dello psicologo.
Non di rado possiamo trovarci in un delicato balletto tra le esigenze dei nostri pazienti e le nostre: questo equilibrio può rivelarsi un atto di alta funambolica, dove la nostra dedizione può trasformarsi in stress accumulato.
Perché la cura di sé è un atto rivoluzionario
Prendersi una pausa è più che un diritto: è un atto di rivoluzione personale. Riconosciamo senza riserve che prendersi una pausa non è un atto di egoismo, ma un atto di cura di sé cruciale, perché solo da una base interna solida possiamo offrire il massimo supporto ai nostri pazienti.
È il carburante che alimenta la nostra lampada terapeutica ed è a volte dal nostro stare che i pazienti possono prendere coraggio e ispirazione.
Navigare le emozioni complesse
Prendersi una pausa non è una scelta facile e comporta non poche sfide sul piano emotivo. Può suscitare sentimenti di colpa, ansia e persino un senso di inadeguatezza.
È qui che la condivisione diventa il nostro faro, illuminando il percorso attraverso le acque tumultuose delle nostre stesse emozioni. Parlatene con i vostri colleghi e colleghe: condividere queste emozioni e vederle rispecchiate nelle parole e nel sentire delle altre persone ne alleggerisce il peso e ci aiuta ad accoglierle con maggior delicatezza.
Come prendersi cura di sé: strategie di auto-cura
Prenderci una pausa dalla cura è esso stesso un atto di cura, sia verso di noi che verso le persone che abbiamo in terapia. Si tratta di un tempo in cui possiamo concederci lo spazio amorevole e attento in cui normalmente ospitiamo le altre persone.
La pausa può essere dunque un’occasione per:
- ascoltare il nostro Io: la dedizione non deve tradursi in auto-negazione. Ascoltiamo le nostre esigenze come faremmo con un amico prezioso
- darci un abbraccio di gentilezza: impegniamoci a essere gentili con noi stessi. La gentilezza è una pratica rivoluzionaria che inizia dal nostro mondo interno
- coltivare la nostra gioia personale: dedichiamo del tempo a ciò che ci riempie di gioia. Che sia un hobby, una passeggiata o la lettura di un libro, lasciamoci avvolgere dalla gioia personale.
Come trasformare le pause in ricchezza terapeutica
Le pause non sono solo necessarie, ma possono diventare i gioielli nascosti del nostro arsenale terapeutico:
- riflettere in profondità: utilizziamo le pause per riflettere sul nostro lavoro. Un diario personale può essere il nostro confidente silenzioso in cui lasciar sedimentare quei pensieri che nella pratica clinica trovano poco spazio
- esplorare nuove frontiere: sperimentiamo nuove attività che stimolano la nostra curiosità. La crescita personale si traduce in un arricchimento della nostra pratica professionale e ci consente di tornare nella stanza di terapia con una nuova ricchezza da portare nella relazione terapeutica
- condividere le emozioni in terapia: apriamoci con i nostri pazienti, parliamo con loro delle nostre esperienze di cura di sé. Questa autenticità rafforza il legame terapeutico e può essere uno spunto di condivisione umana molto importante
- sperimentare la fiducia: parlare apertamente con le persone che abbiamo in terapia può aprire uno spazio di sperimentazione che potrebbero non aver mai avuto modo di abitare nelle altre relazioni. Confrontarsi sulle preoccupazioni reciproche e su come gestire la sospensione della terapia, può essere un’occasione per le persone di vedere con i loro occhi la strada percorsa insieme e quello che abbiamo costruito lungo il percorso.
Prendersi cura di sé è una parte fondamentale del nostro viaggio come figure di cura. Affrontare il paradosso della cura di sé è un atto di coraggio che produce benefici sia su di noi che sui nostri pazienti. Possiate trovare equilibrio e serenità nel vostro prezioso cammino terapeutico.