Quando pensiamo alla parola festività è facile immaginare un periodo dove tutti possano riposare, “staccare”, stare con la propria famiglia, prendersi un momento per sé, interrompere la propria routine e fare ciò che si desidera.
Esplorando le radici etimologiche, le festività sono infatti quei momenti in cui ci si “avvicina al focolare domestico”, una “solennità religiosa, civile o familiare” che evoca gioia e allegria.
Il valore polisemico delle festività
Pensare alle festività in questi termini è oggi possibile anche se diamo uno sguardo a quanto condiviso attraverso i media, i contenuti social e gli allestimenti nei negozi: tutti sembrano concordi nel dare significati ben definiti alla parola festività.
Se tuttavia chiedessimo: “Cosa sono per te le festività?” a interlocutori di varie nazionalità o provenienti da territori diversi di uno stesso paese, a chi pratica religioni diverse, così come a coinquilini sotto uno stesso tetto, ma anche alla stessa persona in tempi differenti, otterremmo le risposte più disparate.
Una moltitudine di significati che, nell’intreccio con esperienze personali, possono dare vita a emozioni e storie diverse e, in questo senso, produrre e acuire anche vissuti di sofferenza psicologica.
Le festività, allora, diventano oggetto di interesse e attenzione per uno psicologo e una psicologa chiamati nel loro ruolo a comprendere non solo i significati che questi possono assumere nel paziente che sta vivendo un cambiamento, ma, anche, come gestire il cambiamento stesso durante questi periodi.
Quando le festività producono sofferenza psicologica
In psicoterapia o nell’ambito delle consulenze psicologiche, le festività possono essere il terreno nel quale coltivare la possibilità di un iniziare un percorso di terapia, un’occasione per porsi domande su di sé e la propria traiettoria di vita, tenendo in considerazione:
- il peso delle aspettative sociali, per esempio nella preparazione dei riti e delle abitudini familiari come può essere l’organizzazione di un pranzo natalizio, nel come scegliere il dono perfetto da condividere a qualcuno considerato come importante o nel come curare l’immagine di sé nelle diverse occasioni sociali alle quali il periodo mette di fronte
- i vissuti di tristezza e malinconia durante le giornate di festività, per i quali, ad esempio, nel periodo natalizio è stata coniata l’espressione Christmas Blues
- un overthinking in loop, ovvero un pensare e ripensare alla propria storia. Le festività di fine anno, per esempio, possono diventare un momento di valutazione di sé e della propria vita a partire dal bilancio di ciò che è stato o non è stato l’ultimo anno trascorso, di ciò che sarebbe potuto essere il proprio futuro se si fossero fatte o meno determinate scelte
- un aumento delle ore di lavoro prima o durante le festività che può richiedere, oltre che un maggiore sforzo fisico, una minore presenza nei contesti di vita quotidiana, con conseguenti discussioni a partire da questo motivo
- un social media fatigue, ovvero un affaticamento da social media. Durante le festività, si rischia di andare incontro al confronto tra il proprio vissuto e quello di altre persone. Si può infatti sentire il peso del dover condividere via social frammenti della propria quotidianità per sentirsi alla pari degli altri. Inoltre, la maggiore disponibilità di tempo per usare gli strumenti digitali può portare a una sovraesposizione ai contenuti online
- il vissuto di solitudine per la fine di una relazione sentimentale o per l’impossibilità di vivere relazioni familiari, come nel proprio passato o come da tradizione della propria cultura di riferimento.
Oltre lo spazio della terapia: siamo realmente cambiati?
Le festività, quando non considerate e gestite, possono tanto attraversare la terapia, quanto ostacolare il processo di cambiamento, se non terminarlo. A partire da quanto condiviso, infatti, le festività possono portare a farsi domande sul proprio percorso, oltre quanto condiviso durante le sedute di una terapia.
In questi periodi la persona può ritrovarsi a dover gestire gli stessi aspetti che avevano fondato il quesito clinico portato in terapia e dover far fronte a situazioni e contesti per i quali era stato richiesto un supporto o un aiuto, o sui quali si sta lavorando.
Ecco alcuni esempi di aspetti da dover gestire:
- il ritorno nel proprio nucleo familiare di origine, quale contesto che aveva alimentato la domanda di cambiamento o che può mettere in dubbio il lavoro in corso su di sé. Il trovarsi quindi a dover rispondere a domande alle quali non si è data ancora risposta o sulle quali non si è ancora pronti a rispondere come: “Quando ti laurei?”, “Quando farai un bambino?”, “Hai finalmente deciso che lavoro fare?”
- non frequentando altri contesti, il ritrovarsi a stare in casa e nel contesto casalingo, vivendo relazioni indesiderate o ritenute “tossiche”
- l’incontro con altri significativi, in cui mettere alla prova eventuali competenze sociali acquisite o il peso del giudizio sociale immaginato degli altri su di sé
- la partecipazione a contesti o situazioni che rievocano elementi della propria storia per i quali è stato attivato il percorso, come l’uso di sostanze psicotrope e la festività di Capodanno, lo “stare in famiglia” per chi ha vissuto un lutto nel nucleo familiare, oppure la ricorrenza di un fatto a valenza personale avvenuto proprio in quei giorni di festività
- un periodo di solitudine a causa della mancanza di una rete sociale a cui appoggiarsi.
Nuovi cambiamenti e nuove sfide: siamo pronti?
Le festività, inoltre, possono rendersi teatro di nuovi e inaspettati eventi da gestire, resi possibili proprio grazie al cambiamento generato nel percorso terapeutico. Questo cambiamento può mettere l’altro in territori inesplorati e di fronte a nuove sfide.
Ciò può significare l’affrontare:
- il possibile risultato nell’incontro tra la versione di sé su cui si è lavorato nella terapia e un contesto di vecchie relazioni, “abituato” a un’altra identità e che non è detto si dimostri pronto ad accettare favorevolmente i nuovi cambiamenti sviluppati
- sfide non contemplate e nuove anche per la terapia, per esempio un lavoro appena iniziato che comporta il non poter essere presente per la prima volta alle festività, un percorso universitario desiderato che richiede il saper pianificare il tempo libero delle festività in vista del dopo, oppure la scelta di dove spendere il tempo dei giorni di festività tra la propria famiglia di appartenenza e quella di una nuova relazione a lungo cercata
- un primo periodo di tempo senza sedute di terapia, a fronte di un periodo di pausa scelto in comune accordo in virtù del periodo di festività.
Si tratta di scenari inediti che, ancora una volta, se non anticipati e gestiti durante la terapia possono ostacolare il processo di cambiamento.
Per una gestione clinica delle festività
È sulla scorta di questi esempi che emerge una definizione di “festività” quale momento dell’anno denso di significati da ascoltare e da gestire nel processo terapeutico.
Gestire le festività come parte del percorso stesso significa, infatti, condividere una concezione di terapia che non si esaurisce in ciò che avviene nello spazio e nel tempo dell’incontro tra il terapeuta e il suo interlocutore.
Per il paziente anche l’idea di iniziare un percorso psicologico può diventare una prima occasione per innescare un dialogo interno sulla “terapia” e su di "sé in terapia”. Così come i primi scambi con il clinico e le emozioni vissute durante e a seguito di ogni incontro sono da considerarsi elementi in grado di influire sul processo di cambiamento, anche le festività e la loro gestione diventano momenti importanti per la continuità del processo terapeutico stesso.
È infatti terapeutico non solo il costruire insieme nuove opportunità di vita, dialogando per pensarle come possibili, ma anche e soprattutto il loro utilizzo al di là delle sedute.
Gestire clinicamente le festività diventa in questo senso un modo per promuovere e garantire una continuità della terapia, in un tempo non più “cronologico”, vincolato all’ora della seduta, ma cairologico dove le festività possono essere considerate esse stesse opportunità tanto di proseguimento degli obiettivi della terapia, quanto di cambiamento.
In quest’ottica, la “crisi” riprende il suo significato originario di momento di possibile cambiamento. Ciò che si crea a partire dalle festività o nell’attraversare le festività può essere gestito, a partire dai propri presupposti teorici di riferimento, come occasione di e per la terapia attraverso le seguenti competenze:
- anticipazione di possibili scenari critici: a partire dalla storia che l’altro condivide, diventa importante in primis anticipare ciò che potrebbero significare le festività, sia a partire dai temi portati ed esplorati nello spazio della terapia, sia considerando elementi nuovi che, nell’incertezza, potrebbero dover essere gestiti durante questo periodo.
In questo senso, anche la scelta di quando programmare gli appuntamenti non deve essere dettata da ciò che il calendario delle feste stabilisce. La calendarizzazione degli appuntamenti deve essere frutto di una valutazione clinica a partire dal valore che quei giorni, o una eventuale pausa, potrebbero assumere per l’altro - co-costruzione di strategie di gestione condivise di possibili scenari critici individuati come possibili: qualora il tema legato alle festività sia noto e oggetto dell’intervento stesso, è importante affrontare il discorso prima delle festività stesse, valutando insieme, nel corso degli incontri che le precedono, potenziali strategie di gestione, come anche normalizzare possibili emozioni di scoraggiamento e “fatica” nel farvi fronte nel durante
- ascoltare le proprie emozioni nel chiedersi cosa potrebbe significare per l’altro vivere le festività o attraversarle, diventa una preziosa fonte di informazioni che può aiutare la scelta di come gestire questo delicato momento
- dare continuità alla terapia: una volta stabilito l’obiettivo che queste giornate possono assumere sulla base della domanda clinica dell’altro, è possibile conferire ai giorni di festività il valore di spazi non solo oltre la terapia, ma anche altri di terapia.
Garantire la continuità della terapia
Ecco alcune strategie utili da pianificare in virtù dell’obiettivo che si vuole attribuire alle giornate di festività, nell’ottica di dare continuità alla terapia:
- proporre l’uso di un diario giornaliero per tenere traccia dei propri vissuti durante tale periodo, laddove lo scopo di tale attività sia esplorativo, di auto-monitoraggio o di offrire uno spazio di esternalizzazione dei vissuti altrui in un momento in cui non è possibile avere una seduta
- chiedere di annotare situazioni o eventi specifici di tali giornate, a fronte di un obiettivo definito in seguito all’analisi della domanda esplorata durante gli incontri di terapia
- prescrivere o co-costruire con l’altro delle attività da realizzare in tale periodo, finalizzate a promuovere il cambiamento su cui si sta lavorando
- invitare a riflettere su una domanda condivisa così da utilizzare le festività e i giorni tra un incontro e l’altro come spazi di riflessione su un quesito ritenuto importante ai fini del percorso
- condividere un libro da leggere o un contributo video da visualizzare e su cui produrre delle considerazioni utili per il lavoro sulla propria storia
- scegliere quando svolgere tali attività o quando inviare il materiale prodotto, per esempio a fine giornata per darsi un momento di riflessione giornaliera, o nel giorno e nell’ora che solitamente erano dedicati alla seduta, per dare maggiore continuità al momento di terapia. Allo stesso tempo, è importante stabilire quando rispondere a quanto inviato dal paziente: di settimana in settimana, nell’immediato o nel giorno di terapia, oppure decidere insieme di commentarlo al successivo primo incontro.
Oltre i significati predefiniti delle festività
Ogni relazione è una nuova storia e ogni terapia un nuovo racconto. Gli esempi citati e gli scenari rappresentati in queste righe non esauriscono la moltitudine di situazioni e significati personali che un periodo di festività può assumere per le persone che accedono a uno spazio di terapia.
Non esistono quindi pericoli certi, attività giuste o istruzioni da seguire: ogni proposta diventa utile in virtù dell’obiettivo clinico che è importante darsi in occasione di tali giornate e coerentemente agli scopi del percorso, in un periodo di potenziali vacanze sia per il terapeuta che per il suo interlocutore.
La gestione delle festività in un percorso di terapia vuole essere così uno spunto per invitare uno psicologo e una psicologa a farsi portatori di domande su ciò che potrebbe accadere nel periodo delle festività, andando oltre a significati predefiniti e verso un atteggiamento “clinico” - nel suo senso etimologico del termine - nei confronti dell’altro e della sua storia: per ciò che è stato già scritto e ciò che di nuovo si vuole scrivere insieme.