L'arredamento di uno studio di uno psicologo non è solo una questione estetica, ma un elemento di cui tener conto in quanto può influenzare, direttamente o indirettamente, il benessere del paziente e diversi aspetti legati alla qualità della relazione terapeutica.
La configurazione e la scelta degli arredi possono favorire la strutturazione di un ambiente sicuro e accogliente, promuovendo senso di fiducia e supportando un’apertura. In un contesto terapeutico, ogni dettaglio dell’ambiente, dal colore delle pareti alla disposizione dei mobili, contribuisce a modellare l’esperienza del paziente e del terapeuta stesso.
Il professionista, infatti, può pensare già dalle prime fasi di utilizzare strategicamente questo momento per far ordine su un altro aspetto del setting, relativo anche alle sue funzioni e alla loro organizzazione psichica in quel contesto.
Questo articolo porrà attenzione all’ambiente, che è uno degli elementi del setting esterno (insieme alle regola, alla frequenza, all’orario dell’appuntamento) ; in particolare si focalizzerà sull'arredamento dello studio, nonché sulle implicazioni per la pratica clinica, proponendosi di offrire suggerimenti pratici per affrontare al meglio questo momento molto importante della pratica professionale.
Come arredare uno studio di psicologia
La psicologia ambientale e le sue diramazioni in ambito ergonomico studiano come gli spazi fisici influenzano i comportamenti e le emozioni umane. Uno studio del 2014 condotto da Miwa e Hanyu ha dimostrato che gli ambienti curati e ben organizzati possono ridurre i livelli di stress e aumentare il comfort percepito dai pazienti.
Se pensiamo alla nostra esperienza personale, quando siamo entrati in uno studio, la nostra mente ha iniziato automaticamente a processare stimoli visivi, tattili, olfattivi influenzando la nostra disposizione emotiva e il livello di rilassamento nonché, sul piano cognitivo, le aspettative sul professionista e l’efficacia di quell’intervento. Un ambiente ordinato, pulito e ben illuminato può facilitare l’instaurarsi di una relazione terapeutica più profonda.
Indipendentemente dal modello teorico di riferimento, è essenziale che lo studio rifletta l'intento terapeutico: fornire un luogo sicuro e protetto in cui il paziente possa sentirsi accolto e ascoltato.
Setting e studio di uno psicologo online
Con l'avvento della terapia online, il setting in terapia si è esteso anche agli spazi virtuali. In questo contesto, ciò che mostriamo e non mostriamo durante una videochiamata diventa cruciale e ci porta a riflettere su tutti quegli aspetti legati alle disclosures inconsapevoli. In linea di massima, la gestione dello spazio visibile attraverso la telecamera o webcam è auspicabile rifletta lo stesso livello di cura e attenzione che si riserva allo studio fisico.
È consigliabile mantenere uno sfondo neutro e privo di distrazioni, ma che trasmetta comunque un senso di professionalità e calore. Un'illuminazione adeguata, che illumini il viso in modo uniforme, aiuta a mantenere un contatto visivo efficace, fondamentale per la lettura del linguaggio del corpo del paziente, che in un contesto virtuale può essere compromessa.
Un altro aspetto da considerare è la privacy: assicurarsi che lo spazio da cui si svolgono le sedute sia isolato acusticamente e visivamente è fondamentale per garantire la riservatezza e la tranquillità, elementi essenziali per una pratica etica e professionale, nonché per la serenità del professionista.
L'utilizzo di tecnologie e strumenti innovativi per migliorare la qualità della connessione e della comunicazione durante la terapia online è altrettanto importante per garantire un trattamento psicologico efficiente e di successo. Con l'aiuto delle nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, gli psicologi potrebbero creare ambienti virtuali personalizzati per ogni sessione, offrendo esperienze immersive e interattive.
Approcci psicoterapeutici, ambiente e setting esterno
La configurazione dello spazio fisico del setting esterno per uno studio di uno psicologo può variare notevolmente a seconda dell'approccio psicoterapeutico adottato.
Ogni modello teorico ha, infatti, implicazioni specifiche per l'arredamento e la disposizione degli spazi, che rispecchiano le sue priorità cliniche e il tipo di relazione terapeutica che si intende instaurare:
- terapia psicodinamica: lo studio può essere progettato per favorire la riflessione interiore e l'introspezione. L'arredamento tende a essere caldo e accogliente, con poltrone comode, illuminazione soffusa e decorazioni che evocano un senso di sicurezza e stabilità. Gli oggetti personali del terapeuta possono essere presenti, ma con discrezione, per mantenere un ambiente neutro che permetta al paziente di proiettare liberamente i propri vissuti
- terapia cognitivo-comportamentale (CBT): visto l’approccio più orientato alla risoluzione pratica dei problemi, si tende a prediligere un setting funzionale e minimalista. L'ambiente dovrebbe essere ordinato e privo di elementi che possano distrarre, con una superficie che permetta al terapeuta e al paziente di lavorare su materiali scritti, schede o altri strumenti terapeutici. La disposizione delle sedute è spesso frontale o leggermente angolata, favorendo un'interazione diretta e attiva
- terapia umanistica e della Gestalt: qui l'enfasi è posta sulla relazione autentica e sulla presenza nel qui e ora. Il setting è spesso aperto e flessibile, con sedute disposte in modo tale da permettere un contatto visivo diretto. Elementi naturali come piante, luce naturale e colori caldi possono essere utilizzati per creare un ambiente accogliente e rilassato, che faciliti l'espressione emotiva e il contatto autentico tra terapeuta e paziente
- terapia sistemica e familiare: visto il coinvolgimento di più persone, lo spazio deve essere sufficientemente ampio e flessibile per accogliere tutti i partecipanti. La disposizione delle sedute è generalmente semi-circolare, per facilitare la comunicazione e l'interazione tra tutti i membri del sistema familiare. L'arredamento può essere semplice ma deve permettere di configurare lo spazio a seconda delle necessità della seduta
- terapia integrata e approcci flessibili: alcuni terapeuti adottano un approccio integrato, che combina elementi di vari modelli teorici. In questi casi, l’arredamento riflette la flessibilità del metodo terapeutico. Potrebbe esserci una varietà di spazi o angoli all'interno dello studio che permettono di svolgere attività diverse, come la riflessione, il lavoro pratico o il confronto diretto, o spazi per la mindfulness. Gli arredi possono essere scelti per la loro capacità di adattarsi a diversi stili di interazione e per creare un ambiente che rispecchi la versatilità dell'approccio terapeutico.
Come scegliere i colori
La scelta dei colori è uno degli aspetti più delicati nell'arredamento di uno studio di uno psicologo, poiché i colori possono influenzare l'umore e le emozioni. In uno studio pubblicato sulla rivista Building Research and Information (Colenberg, 2020), le ricercatrici evidenziano molti aspetti legati all’ambiente lavorativo sul piano bio-psicosociale.
Per esempio i colori caldi possono trasmettere energia e ottimismo, mentre i colori freddi sono associati a sensazioni di calma e rilassamento. La scelta degli arredi, l’insonorizzazione e grandezza dei locali hanno un effetto sul benessere fisico, mentre la luce e disposizione degli arredi sul benessere psicologico. L’interazione di queste due aree viene considerata sul piano relazionale e dell’interazione in termini di benessere psicosociale.
Nella pratica clinica, è spesso preferibile utilizzare tonalità tenui e naturali, che non siano eccessivamente stimolanti o invasive. Il beige, il grigio chiaro e il verde salvia, per esempio, possono contribuire a creare un ambiente tranquillo e accogliente rispetto a un setting con colori accessi.
Nonostante ciò, è importante anche tenere in considerazione le preferenze personali e culturali del terapeuta e del paziente. D’altronde, il terapeuta non può che essere la persona che è (Semi, 1985), a patto che ne sia consapevole.
Un accento di colore, come un cuscino o un quadro dai toni vivaci, può aggiungere un tocco personale senza destabilizzare l’armonia dello spazio. In ogni caso è molto importante prepararsi sempre a domande dirette o indirette dei pazienti e richieste di disclosure sui gusti personali.
Secondo uno studio (Elliot e Maier, 2014), gli effetti dei colori non si limitano all’aspetto psicologico, ma influenzano anche la fisiologia del corpo umano, inclusi il battito cardiaco e la pressione sanguigna. Queste risposte fisiologiche sono fondamentali da considerare nella creazione di un ambiente terapeutico che promuova il rilassamento e la sicurezza.
L'ergonomia, d'altro canto, si concentra sull'ottimizzazione degli spazi per migliorare l'interazione tra le persone e l'ambiente circostante. In un contesto terapeutico, l'ergonomia non riguarda solo la disposizione fisica degli arredi, ma anche come questi interagiscono con l'aspetto psicologico e percettivo del colore.
Per esempio, una sedia ergonomica con un design che supporta una postura corretta, può essere rivestita in un tessuto di colore neutro e rilassante, come il verde salvia, per massimizzare il comfort fisico ed emotivo del paziente. Questo approccio integrato garantisce che il paziente non solo sia fisicamente a proprio agio, ma anche psicologicamente predisposto a rilassarsi e aprirsi durante la sessione.
L'uso del colore nell'ambiente terapeutico influenza anche la percezione dello spazio e la sensazione di comfort ergonomico. Colori chiari possono far sembrare uno spazio più ampio e aperto, il che può aiutare a ridurre la sensazione di claustrofobia e promuovere un senso di libertà psicologica.
Inoltre, passare da un’area con colori più neutri a una con toni più vivaci può segnare transizioni funzionali all’interno dello studio, come il passaggio dalla sala d'attesa allo spazio di consultazione, influenzando così il ritmo e l’energia con cui il paziente si muove nello spazio.
Arredo e studio di uno psicologo: gli elementi indispensabili
Gli arredi di uno studio psicologico devono essere scelti con cura per bilanciare funzionalità e comfort. Elementi essenziali in uno studio professionale sono:
- sedute comode sia per il terapeuta che per il paziente. Le poltrone dovrebbero essere ergonomiche e accoglienti, per favorire una postura rilassata, ma attenta;
- scrivania e spazio di lavoro: un piccolo scrittoio può essere utile per prendere appunti o per condurre test psicologici. Tuttavia, non dovrebbe dominare lo spazio, per non creare una barriera fisica e simbolica tra terapeuta e paziente;
- illuminazione: la luce naturale è preferibile, ma è importante integrare con una buona illuminazione artificiale che possa essere regolata in base alle esigenze. Le lampade con luce calda possono contribuire a creare un’atmosfera accogliente, mentre i led potrebbero affaticare la vista e non consentire un adeguato rilassamento. Considerate sempre che lo studio fisico o virtuale, è come se fosse casa vostra! Con tutti gli accorgimenti necessari per separare la vita privata da quella lavorativa, è un luogo nel quale anche voi dovete potervi muovere con estrema naturalezza e serenità;
- elementi di privacy: tende o divisori possono essere utili per garantire la riservatezza e creare un ambiente sicuro.
Invece, tra gli elementi da evitare, ci sono arredi troppo ingombranti che potrebbero far sentire lo spazio claustrofobico, o decorazioni personali che potrebbero distrarre o influenzare il paziente.
Idee di arredamento: complementi e decorazioni
I complementi d’arredo e gli elementi decorativi svolgono un ruolo importante nel rendere lo studio più accogliente e personale. Le piante, per esempio, non solo migliorano la qualità dell’aria, ma possono anche avere un effetto calmante e naturale sull’umore dei pazienti.
Uno studio pubblicato su Journal of Environmental Horticulture (Lohr V.I. et al., 1995) ha evidenziato come la presenza di piante in ambienti chiusi possa ridurre lo stress e migliorare il benessere complessivo.
Quadri e stampe possono essere scelti per aggiungere colore allo spazio, ma è consigliabile optare per immagini che non siano troppo complesse o emotivamente cariche. Paesaggi naturali, figure astratte o arte minimalista sono spesso scelte sicure.
Infine, gli oggetti personali del terapeuta possono essere inseriti, purché non distraggano o influenzino la neutralità dello spazio terapeutico, così come la curiosità del paziente.
Self-disclosure e arredamento dello studio
La self-disclosure, ovvero il processo attraverso il quale il terapeuta rivela aspetti di sé al paziente, è un tema cruciale in psicoterapia e può estendersi anche all’arredamento dello studio.
Gli oggetti presenti nello spazio terapeutico, dalle fotografie personali ai libri esposti sugli scaffali, possono rappresentare una forma implicita di svelamento di sé. Il modo in cui il terapeuta decide di arredare lo studio può, infatti, trasmettere al paziente informazioni personali che vanno oltre la comunicazione verbale, influenzando la dinamica della relazione terapeutica.
Studi recenti hanno esplorato l'impatto di queste forme non verbali di self-disclosure. Una ricerca dell’Antioch University (Knapp, 2020) ha evidenziato che i pazienti tendono a percepire lo studio del terapeuta come un’estensione della sua personalità. Per esempio, gli arredi che riflettono tratti di calore, apertura e professionalità possono facilitare un maggiore senso di connessione e fiducia, migliorando così l'alleanza terapeutica. Anche gli scorci di paesaggi naturali si sono rivelati utili nel processo di cura dei pazienti.
Tuttavia, è emerso anche che un eccesso di self-disclosure tramite l’arredamento può risultare intrusivo per alcuni pazienti, specialmente in contesti psicodinamici e dove la neutralità del terapeuta è vista come un elemento fondamentale per il processo di transfert.
Altri studi (Hill et al., 2019) hanno esaminato la percezione dei pazienti riguardo agli elementi personali nell’arredo dello studio. I risultati suggeriscono che, mentre molti pazienti apprezzano elementi che rendono lo studio più umano e meno impersonale, esiste una linea sottile tra ciò che è percepito come rassicurante e ciò che può risultare eccessivo o addirittura inappropriato. In particolare, i pazienti più giovani o quelli con storie di abuso o sfiducia potrebbero essere più sensibili a un’eccessiva personalizzazione dello spazio.
La ricerca sottolinea l'importanza di un approccio equilibrato alla self-disclosure. Il terapeuta dovrebbe essere consapevole del messaggio che l’ambiente trasmette, scegliendo arredi che riflettano professionalità e accoglienza, ma evitando un’eccessiva esposizione di dettagli personali che potrebbero alterare la neutralità necessaria alla pratica clinica e la distanza necessaria per poter attivare una connessione emotiva paziente-terapeuta.
Questa riflessione è particolarmente rilevante nell'era digitale, nella quale la self-disclosure si estende anche al setting virtuale. Come discusso in un articolo pubblicato su Cyberpsychology: Journal of Psychosocial Research on Cyberspace (Rui et al., 2021), la gestione del background visibile durante le videochiamate rappresenta una nuova dimensione di self-disclosure. Il terapeuta deve prestare attenzione a ciò che viene mostrato attraverso lo schermo, assicurandosi che lo spazio visibile rifletta i medesimi valori di riservatezza e professionalità che caratterizzano lo studio fisico.
Questa area di ricerca, ancora in evoluzione, offre importanti spunti per comprendere come la self-disclosure implicita, attraverso l’arredamento, possa influenzare l'efficacia del trattamento e come i terapeuti possano considerare con attenzione questa dimensione del setting terapeutico.
Il setting esterno come atto di auto-definizione
Arredare lo studio di uno psicologo richiede una riflessione attenta sulle esigenze del paziente e sulle dinamiche della relazione terapeutica. Ogni elemento dello spazio, dai colori alle sedute, dalle luci agli oggetti decorativi, contribuisce a creare un ambiente che può favorire il benessere e la crescita del paziente. Un setting curato e ben pensato non solo facilita il lavoro del terapeuta, ma rappresenta anche una componente essenziale della terapia stessa.
Nel contesto attuale, caratterizzato da un crescente utilizzo della terapia online, la riflessione sul setting terapeutico si estende anche agli spazi virtuali. La gestione dello sfondo visibile durante le sedute online diventa una nuova dimensione di self-disclosure, richiedendo un’attenzione specifica per garantire che ciò che viene mostrato rispetti i principi di professionalità e riservatezza.
Per ulteriori approfondimenti sul tema, si può consultare questo articolo sull'importanza del linguaggio del corpo dietro lo schermo. Questo processo, che può sembrare secondario, è in realtà un’estensione concreta delle teorie e delle tecniche che guidano la pratica clinica.
Nella fase di costruzione della propria pratica professionale, la scelta di come arredare lo studio diventa anche un atto di auto-definizione e di costruzione dell’identità professionale. Secondo le teorie del Sé, come quelle proposte da Carl Rogers e Donald Winnicott, il setting esterno può essere visto come un prolungamento del Sé del terapeuta. Un ambiente che riflette coerenza, calore e professionalità non solo sostiene il processo terapeutico, ma aiuta anche il terapeuta a sentirsi radicato e sicuro nel proprio ruolo, contribuendo a rafforzare la propria identità professionale.
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